Se ami scoprire dettagli e leggende sulla Sardegna, allora devi visitare questo Paese fantasma: ecco dove si trova
Molti dei nostri lettori rimangono sempre più affascinati da ciò che la Sardegna e il suo territorio possono regalare alla popolazione e ai suoi visitatori. Oltre il mare cristallino, le spiagge meravigliose, la storia culinaria come le tradizioni, questa Regione nasconde degli scorci mai visti prima d’ora: se ami il mistero e sei curioso, allora devi visitare almeno una volta nella vita questo luogo.
La Sardegna, con la sua grande cultura ha anche un unico obiettivo, ossia quello di stupire chiunque con la propria identità che non è mai abbastanza e che risulta sempre intatta agli occhi di turisti, popolazione e visitatori che arrivano da tutto il mondo per scoprire arti e tradizioni della nostra bellissima Italia.
Lo stupore nel cuore dei turisti si accende ogni volta quando si parla di miti e leggende che arricchiscono la storia di alcune città, oggi definite abbandonate e fantasma per via del fatto che un tempo era floride e oggi sono completamente abbandonate a se stesse. Oggi, il silenzio è assordante in queste famosissime città; nel prossimo paragrafo, siamo pronti ad annunciarti la storia e la leggenda che vive in una città nel cuore della Sardegna: sei pronto a scoprirne di più?
Uno dei tanti paesi disabitati che un tempo era una delle città tra le più floride del territorio sardo è senza dubbio la città di Rebeccu, a pochi chilometri di Bonorva (SS). Intorno al 1300, infatti, questo borgo era molto fiorente e vitale ma, una forte carestia, ha portato tantissimi problemi come il dimezzare la popolazione e a portare la malaria. Anche se, c’è anche una leggenda che racconta precisamente cosa è davvero successo.
La leggenda vuole che la principessa Donoria, figlia del Re Beccu, fu accusata di stregoneria e costretta a lasciare questo Paese. Fu proprio la popolazione a chiedere la sua condanna in maniera insistente e, quando il Re cedette, la principessa Donoria andò via lanciando una maledizione: “Rebeccu, Rebecchei da ‘e trinta domos non movei” ( che Rebeccu non superi le 30 case). Piano piano, dopo questo avvenimento, le migliaia di famiglie che affollavano questa città si trasferirono a Bonorva.
Un altro paese tra i più fiorenti e man mano abbandonati è sicuramente il Villaggio santa Chiara, che aveva un unico obiettivo ossia quello di accogliere la comunità di operai che realizzarono la diga del Tirso. Isabella Fiore, a trascorso gran parte della sua vita nel villaggio di Santa Chiara, e fino al 1997 era l’unica abitante.